Negli ultimi anni i principali produttori di batterie, in collaborazione con le Case automobilistiche, hanno lavorato alla realizzazione di prodotti con sempre maggiore densità energetica, in grado di portare ad auto elettriche con percorrenze sempre più elevate.
Ma a livello di tecnologia, per quanto siano numerose le soluzioni attualmente in fase di studio (stato solido incluso), tutto ruota ancora intorno alle celle agli ioni di litio e ai metalli rari e costosi che le compongono. Tra questi il cobalto, tanto difficile da reperire quanto costoso, presente sia nelle batterie NCM (Nichel-Cobalto-Manganese) sia in quelle NCA (Nichel-Cobalto-Alluminio) e su cui si è già aperta una nuova partita geopolitica.
Le scorte cinesi
Tanti sono gli esperimenti per realizzare batterie che proprio del cobalto facciano a meno. Si vedano l’esempio di Tesla-Panasonic, ma anche quelli di CATL e SVolt.
La Cina, però, non vuole comunque mollare la presa su questo elemento così importante. Il principale Paese produttore di batterie al mondo, infatti, prevede di acquistare 2.000 tonnellate di questo metallo raro e di tenerlo da parte come riserva strategica. L’idea è che il cobalto, almeno nel breve termine, continuerà ad avere un ruolo chiave.

Mercato fluttuante
In un periodo di forte incertezza generato dalla pandemia e dai relativi effetti sul mercato automobilistico mondiale, il prezzo del cobalto è stato caratterizzato da continue fluttuazioni.
Ora dovrebbe però aver raggiunto un equilibrio proprio a causa della diminuzione della domanda e del fatto che gli ordini 2020 sono stati ormai quasi del tutto evasi. L’acquisto da parte della Cina, inoltre, sembra voler in un certo senso stabilizzare ulteriormente il mercato, per quanto gli effetti siano ancora da analizzare nel dettaglio.
Nuovi equilibri
Dopo una crescita costante fino alla fine del 2019, il cobalto quest'anno costa meno. Tra le cause, la già citata diminuzione della richiesta per effetto del rallentamento economico conseguente al Covid.

Da luglio ad oggi, però, anche l'offerta è inevitabilmente diminuita. In Africa si sono avuti problemi ad estrarre e spedire il prezioso metallo. Soprattutto in Congo, dove le aziende hanno faticato a rifornire la Cina. Di conseguenza, i prezzi nell'ultimo mese sono aumentati di nuovo di circa un 10%.
Coronavirus e non solo
Secondo Fitch Solutions, il 2020 si chiuderà con una riduzione del 25% della produzione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo. Questo perché si lavora con meno personale e a ritmo ridotto per contrastare la diffusione del Covid-19.
Glencore - il colosso svizzero leader nell’attività mineraria - ha addirittura deciso di interrompere le estrazioni a Mutanda, miniera congolese da cui proviene circa un quinto del cobalto presente sul mercato mondiale.
Questo, oltre che per la pandemia, anche per via di una forte diminuzione dei margini (aumento della tassazione e diminuzione del prezzo da 100 a 30 dollari) e per un precedente eccesso di produzione che ha causato una notevole riduzione nel valore di questo materiale.