Dopo aver alimentato per anni la crescita della domanda petrolifera, la Cina potrebbe indirettamente trasformarsi nel rischio numero uno per il petrolio. Almeno indirettamente. La spinta di Pechino per l'elettrificazione, in casa ma anche per la diffusione sui mercati emergenti delle sue elettriche a basso costo, potrebbe infatti infliggere un colpo pesantissimo alla richiesta mondiale di greggio.

Di che numeri si parla? Secondo il think tank londinese Carbon Tracker di una possibile riduzione del giro d'affari per l'oro nero nell'ordine dei 250 miliardi di dollari all'anno, considerando che da qui al 2030 l'80% della crescita della richiesta oil sarebbe dovuta arrivare proprio dagli emergenti, che ora potrebbero trovare invece nelle EV made in China una nuova soluzione per la mobilità. 

L'impatto sui consumi

Lo studio di Carbon Tracker è il primo di questo genere e rileva che i Paesi emergenti potrebbero davvero recitare un ruolo chiave in questo processo di trasformazione. Secondo gli analisti, la richiesta di petrolio aumenterà ancora nei prossimi anni, ma lo farà molto più lentamente di quanto inizialmente previsto dalla International Energy Agency.

Traffico Cina

Metà della crescita dei consumi continuerà ad arrivare da Cina e India, sempre più assetate di greggio per alimentare le ambizioni interne, ma allo stesso - per quanto con sistemi completamente diversi - entrambe orientate verso un progressivo rinnovo del parco auto, anche in chiave elettrica.

Un processo inarrestabile

Kingsmill Bond, tra gli studiosi che hanno firmato il report di Carbon Tracker, spiega in modo diretto i vantaggi della transizione energetica: “È molto più conveniente puntare su un parco circolante che sfrutti energia elettrica prodotta internamente, magari da fonti rinnovabili, che continuare a comprare petrolio da un cartello straniero”.

In prospettiva potrebbero quindi essere proprio i mercati emergenti, che per definizione sono quelli con un tasso di espansione maggiore, a decretare la fine dell’era degli idrocarburi. Il tutto mentre anche molti Governi occidentali si interrogano sulla fine delle auto a combustione, Italia inclusa. E anche questo è un fattore che potrebbe contribuire a ridurre la crescita della domanda oil legata ai trasporti.

Batterie auto

L’insostenibile peso del petrolio

L’auto elettrica quindi giocherà un ruolo chiave per affossare i consumi petroliferi legati alla mobilità. Cina, Sud-est asiatico e Africa, che sono i principali acquirenti di greggio, destinano il 68% del petrolio acquistano proprio ad auto e trasporto pesante.

L’acquisto di petrolio rappresenta per la Cina una spesa pari all’1,5% del prodotto interno lordo. Per l’India si arriva addirittura al 2,6% del PIL. Con la riduzione della richiesta i due Paesi potrebbero risparmiare ogni anno una cifra pari rispettivamente a 80 e 35 miliardi di dollari.

Sarebbe proprio questo risparmio a permettere ai Governi di sostenere la transizione energetica con contributi e incentivi di vario tipo. E nel 2030 le auto elettriche potrebbero essere secondo Carbon Tracker una parte consistente del mercato nei Paesi emergenti:

  • EV in Cina nel 2030: 40%
  • EV in India nel 2030: 30%
  • EV nei restanti Paesi emergenti nel 2030: 20%
Batterie auto elettrica e alleanze

Risparmi a catena

Il passaggio ad una mobilità meno legata al petrolio porta con sé altri vantaggi in termini economici e non solo. Prima di tutto, si è calcolato che nei Paesi emergenti ogni anno ci siano 285.000 morti a causa dell’inquinamento. Nella sola Cina ce ne sono 114.000 all’anno; in India 74.000. Questi, almeno, i dati dell’International Council on Clean Transportation.

Il risparmio, inoltre, è destinato ad aumentare per via della riduzione del prezzo delle batterie. Il costo delle celle è calato in modo consistente e si pensa che in pochi anni passerà dagli attuali 135 dollari per kWh ai 100 USD/kWh, cifra che è considerata la soglia in cui le BEV arriveranno a costare come le auto a motore termico. È opinione comune che nel 2030 il prezzo non sarà superiore ai 61 dollari/kWh, ma Case con Tesla e Volkswagen credono di scendere anche a 50 dollari/kWh.