Il Full Self Driving di Tesla finisce sotto attacco. Un'offensiva durissima e senza precedenti da parte del Dawn Project, organizzazione il cui ruolo, stando a quanto affermano, sarebbe quello di "rendere i computer veramente sicuri per l’umanità". Il Dawn Project ha criticato in modo a dir poco aspro la tecnologia di assistenza alla guida di Tesla e lo ha fatto in grande stile, con un annuncio a pagamento a tutta pagina uscito sul New York Times del 16 gennaio.

Sul famoso giornale statunitense si legge, testualmente: “Non essere un manichino da crash test per Tesla”. Poi, continua: “Il Dawn Project ha analizzato molte ore di video pubblicati su YouTube da utenti Tesla alla guida di vetture già dotate di software Full Self Driving in versione Beta”. Quindi?

Accuse pesantissime

L’analisi dei video di cui sopra ha portato il collettivo a conclusioni che faranno di certo molto discutere, con quello che a loro dire rappresenterebbe un incremento elevatissimo del rischio di incidenti. Tutto quello che Elon Musk vorrebbe cancellare proprio grazie alla guida autonoma. Questo è testualmente quello che affermano:

  • Se il Full Self Driving fosse attivo su tutte le auto, milioni di persone morirebbero ogni giorno
  • Ogni 8 minuti circa il Full Self Driving di Tesla incorre nella valutazione errata di una situazione commettendo quello che l’ente californiano che valuta la sicurezza dei veicoli definisce “Critical Driving Error”.
  • Ogni 36 minuti circa il Full Self Driving di Tesla commette un errore che se non fosse corretto dall’intervento umano potrebbe causare un incidente
  • Senza intervento umano il Full Self Driving potrebbe guidare un’auto per un intero giorno senza commettere incidenti. Ma gli esseri umani guidano per anni senza incorrere in nessun tipo di imprevisto o contrattempo.
  • Gli esseri umani sono centinaia volte meglio alla guida di una Tesla del Full Self Driving
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La pagina acquistata sul NYT si conclude con una scritta in rosso in cui si annuncia che il Dawn Project sarebbe disposto a dare 10.000 dollari alla prima persona in grado di fare il nome di un’altra società dell’elenco Fortune 500 che abbia messo in commercio un prodotto con un difetto di funzionamento ogni 8 minuti. Una provocazione unica nel suo genere. 

Chi c’è dietro

Leggendo tutto questo una cosa viene subito da chiedersi: chi c’è dietro al Dawn Project? Ebbene, il collettivo non è guidato da un hacker dall’identità misteriosa ma da tale Dan O’Dowd, distinto signore di 63 anni con una laurea in ingegneria che stando a quanto riportato nella biografia ufficiale avrebbe lavorato sui sistemi operativi dedicati a progetti prestigiosi come quello del Boeing 787 e del bombardiere B1-B, del Lockheed Martin F35 o del veicolo di esplorazione spaziale Orion della Nasa.

 

O’Dowd, che è anche il fondatore della società di software Green Hills, descrive il ruolo del Dawn Project come “il massimo esperto al mondo nella programmazione di software che non fallisce mai e che non può essere hackerato”. Secondo quanto afferma, con toni piuttosto apocalittici: “I computer rappresentano un’enorme minaccia per l’umanità dal momento che sono stati messi in comunicazione tra loro attraverso internet”. 

Come l’ha presa Elon Musk?

Ora, di fronte a tanto ardire, Elon Musk non poteva non rispondere. Lo ha fatto a modo suo, scrivendo su Twitter che “il software della Green Hills è una montagna di spazzatura”. Interessanti sono state anche alcune osservazioni avanzate da altri utenti di Twitter in risposta a Dan O’Dowd e all’annuncio sul Times.

 

La prima riguarda il fatto che il metodo utilizzato – la visione di filmati su YouTube – non può essere considerato esattamente scientifico, basandosi sull’osservazione indiretta di certi fenomeni senza alcun tipo di rilevazione strumentale. Secondo alcuni, prima di fare certi annunci, forse sarebbe stato meglio analizzare il software mettendoci le mani sopra.

La seconda, ancor più curiosa, riguarda il fatto che la Green Hills starebbe sviluppando software per alcuni competitor di Tesla. Un dettaglio che renderebbe la posizione di O’Dowd non esattamente terza. L'unica cosa certa è che l'ingegnere - o chi per lui - dovevano essere fortemente motivati a muovere delle critiche così aspre: una pagina intera a pagamento sul NYT non è una cosa che si compra tutti i giorni.