Uno degli obiettivi primari di chi opera nel campo delle auto elettriche è quello di portare il tempo di ricarica alla pari di quello di un normale rifornimento di benzina. In America, la Influit Energy, azienda scientifica legata all’Illinois Institute of Technology, ha affrontato il problema lavorando sulle batterie di flusso.
Le batterie di flusso funzionano in questo modo: sono dotate di un elettrolita contenente sostanze elettroattive che passando attraverso una cella elettrochimica, convertono energia chimica in energia elettrica. In un certo senso, quindi, in queste strane batterie, è l’elettrolita ad avere dentro di sé il potenziale per la produzione di energia elettrica.
L'elettrolita si ricarica con le rinnovabili
Torniamo al lavoro della Influit Energy. “Abbiamo creato un nuovo tipo di batteria di flusso che si basa su un materiale composito che abbiamo inventato internamente – ha detto John Katsuodas, uno dei tre fondatori dell’azienda –. Si tratta di un nanofluido contenente nanoparticelle attive che abbiamo chiamato nanoelettrocarburante (NEF, ndr) e che può essere ricaricato in speciali stazioni di ricarica attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabili”.
Significa che nella batteria di flusso della Influit Energy si può fare una sorta di pieno di elettrolita “carico” in sostituzione di quello “esausto” utilizzato dalla batteria stessa per la produzione di energia elettrica. E il bello è che dopo anni di studi e sviluppi (tutto è nato nel 2009), la società americana si dice pronta a dare alla luce un primo sviluppo con sbocco commerciale.
“Il nostro liquido NEF ad alta densità energetica – continua Katsuodas – si presta per diversi usi: per sistemi di stoccaggio sia per mezzi di trasporto. In questo secondo caso basterà recarsi presso una stazione di servizio apposita e procedere al cambio dell’elettrolita”.
Ci credono anche la Nasa e l’esercito
La tecnologia, di sicuro fascino, ha suscitato l’interesse di molte realtà illustri. Tra i finanziatori che hanno contribuito a sostenere gli studi della Influit Energy, ad esempio, ci sono anche la Nasa e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che con la sua Darpa (Defence Advanced Research Project Agency) è sempre particolarmente attento a queste nuove tecnologie di frontiera.
“Grazie al loro supporto – ha fatto sapere Katsuodas – stiamo cercando di mettere a punto un ecosistema chiuso e funzionante in cui la batteria non sia più solida bensì liquida. Così, potremmo usare la batteria come un normale carburante per alimentare automobili, camion, aeroplani: tutto ciò che dovrà essere elettrificato. Il bello è che ogni nostro sostenitore si concentra su un aspetto specifico di questo progetto, dal NEF agli ugelli per l’iniezione dell’elettrolita ma grazie a una visione d’insieme tutti i pezzi stanno andando al loro posto”.
Non per niente, lo scorso giugno il primo veicolo alimentato con questo tipo di batteria ha completato con successo una fase di test.