Con le immatricolazioni in casa che frenano e i partner europei che corrono a velocità fino a quattro volte superiori, l’Italia dell’auto elettrica è in cerca di una medicina. A tentare la cura è anche Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), che fa diagnosi e prognosi del settore, promettendo risultati in tempi ragionevoli.
Intervenendo in forma scritta alla presentazione del rapporto “100 Italian eMobility Stories”, ospitato da Enel, Enel X Way e Fondazione Symbola, il titolare del Mimit traccia la rotta verso la nuova era delle quattro ruote tricolori ed europee.
Incentivi e non solo
Dopo aver ricordato che “i temi della mobilità sostenibile e della decarbonizzazione dei trasporti sono decisivi per centrare gli obiettivi di riduzione della CO2 in Europa”, Urso sottolinea che “è indispensabile supportare riconversione e consolidamento dell’industria, così da garantire la sostenibilità ambientale senza trascurare quella economica e sociale”.
Tradotto, significa che il Governo non rinuncia al “principio della neutralità tecnologica”, rivendicato per affiancare l’auto elettrica ad altre soluzioni. Ma i veicoli a batteria rimangono centrali per il futuro del Paese.
Ecco perché il Mimit, in continuità con l’esecutivo precedente, punta su due strumenti: “Il fondo automotive, con una dotazione di 8,7 miliardi di euro dal 2022 al 2030, e il Pnrr, che prevede 800 milioni di euro”. Senza dimenticare che il tesoretto “prevede anche misure a supporto della domanda, necessarie nel breve termine a stimolare il mercato”. In pratica, gli incentivi.
America, in guardia
Urso evidenzia però che “sostenere l’economia significa anche confrontarsi con il contesto internazionale e far fronte alla concorrenza, prima asiatica e ora proveniente dal cuore dell’Occidente, gli Stati Uniti”.

Ford F-150 Lightning in carica
Il ministro punta il dito contro l’Inflation Reduction Act americano, che premia l’industria a stelle e strisce con bonus alle auto elettriche “made in USA”. Secondo il Mimit, l’Unione europea deve rispondere con “contromisure adeguate alla politica aggressiva americana, che rischia di distorcere le competizione e innescare una fuga di investimenti”.
“La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha auspicato un intervento comunitario sul quale gli Stati membri sono adesso impegnati alla ricerca di una posizione condivisa.
La revisione delle regole eccessivamente restrittive degli aiuti di stato, che trova favorevole anche la Germania, è una pre-condizione indispensabile; dovremo tuttavia trovare ulteriore slancio adesso, come suggerito anche dalla Presidente Von der Leyer, e ricorrere a ulteriori strumenti, come il Fondo sovrano europeo, in grado di mettere a disposizione delle imprese nuove risorse finanziarie.
Sul fronte nazionale, forte è l’impegno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel percorso di traghettamento del settore verso nuovi target di sostenibilità, anche attraverso il potenziamento delle misure già in atto a sostegno delle imprese, della riconversione industriale e dell’innovazione tecnologica”.
Una filiera viva
L’evento, però, è stato soprattutto occasione per raccontare le storie di chi crede davvero nella rivoluzione verde dell’auto. Qualche esempio? Il Politecnico di Torino, rappresentato dalla professoressa Silvia Bodoardo e impegnato nell’iniziativa Gigagreen per creare processi produttivi sostenibili al 100%. Oppure Comau, campione dell’automazione industriale, nella persona del ceo Pietro Gorlier.
“Rappresentano l’eccellenza italiana della mobilità elettrica – afferma Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola – e ci dicono che l’Italia è già in campo nella mobilità del futuro. La filiera racconta che il nostro Paese ha tutte le condizioni per affrontare le crisi”.
Commenta anche Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel: “La strada del cambiamento è tracciata, come dimostrano i numeri e i progetti di alcune delle più importanti eccellenze presenti nel volume, imprese, centri di ricerca, università e associazioni che, con talento e passione, sviluppano soluzioni tecnologiche all’avanguardia per la mobilità elettrica e, in linea con i principi del Manifesto di Assisi, contribuiscono a creare un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo con ampie prospettive di crescita”.
Fa eco Elisabetta Ripa, ceo di Enel X Way: “Noi italiani arriviamo sempre dopo la media europea, ma poi acceleriamo perché siamo un popolo di curiosi. E la curiosità è ciò che accomuna queste 100 imprese. L’innovazione sulla mobilità elettrica è alla portata di tutti, ma bisogna chiamare alle armi coloro che ci credono e riprendere il percorso di diffusione”.
Insomma, l’Italia sembra davvero una costellazione di realtà che puntano alla transizione. Le basi per giocare un ruolo di primo piano ci sono tutte.