Alla fine la Commissione europea si è pronunciata e ha chiesto che le auto elettriche e le batterie vendute sui mercati del Vecchio Continente debbano sottostare tutte a stringenti standard ambientali. La misura, che deve essere approvata ora dagli Stati membri e dal Parlamento, è stata proposta a tutela dei produttori comunitari, che potranno così operare alla pari rispetto a imprese che arrivano dall’estero e che in questo modo dovranno rispettare regole identiche, a tutto vantaggio di una concorrenza sana.
La proposta rientra nel pacchetto mobilità anticipato da una serie di leaks nei giorni scorsi, che emerso punta a un circolante di 30 milioni di auto alla spina in Europa al 2030, con il fine ultimo di ridurre le emissioni dell'intero settore trasporti del 90% entro il 2050. Di fronte a un simile numero di vetture (che però alcuni considerano ottimistico), è chiaro che se si vorranno rispettare a 360 gradi gli obiettivi del Green Deal si dovranno rendere meno impattanti anche i processi produttivi, usando batterie più rispettose dell’ambiente e incrementando l’uso di materiali riciclati (con cui la Cina sta invece avendo qualche problema).
Roadmap carbon neutral
Maros Sefcovic, vice presidente della Commissione - che ha presentato la strategia insieme a all'omologo Timmermans e alla commissaria Valean - ha spiegato con parole chiare il concetto: “Le batterie che saranno vendute sul mercato europeo, a prescindere dal loro luogo di origine, dovranno essere sostenibili”.
Secondo le proposte di Bruxelles, a partire dal 2024 dovrà essere reso pubblico il carbon footprint di tutte le batterie e delle auto elettriche vendute in Europa. Nel 2027, invece, nessuna batteria e nessuna auto elettrica sarà ammessa se non rispetterà determinati limiti di emissioni di CO2. Sempre nel 2027, inoltre, si dovrà dichiarare la quantità di materie prime riciclate utilizzate nelle batterie. Dal 2030 non si potrà scendere sotto una certa percentuale per quanto riguarda il riutilizzo di cobalto, litio, nichel e piombo.
- Cobalto: 95%
- Litio: 70%
- Nichel: 95%
- Piombo: 95%
Riciclo a 360 gradi
Parlando di batterie, la Commissione fa una grossa distinzione tra quelle per auto elettriche e quelle portatili. Per quanto riguarda le prime, si chiede che il 100% delle celle sia raccolto e sottoposto a processi di recupero entro il 2030. Oltre a questo, si chiede anche che vengano messe in atto politiche che favoriscano un secondo impiego delle batterie in sistemi di accumulo di energia una volta dismesse dalle vetture.
Per quanto riguarda quelle portatili, al momento c’è l’obbligo di raccoglierne e riutilizzarle almeno il 45%, ma si punta ad arrivare al 65% nel 2025 e al 70% nel 2030.
- 2020: 45%
- 2025: 65%
- 2030: 70%
Non solo obblighi
Questo, ad oggi, il quadro proposto per definire una normativa di lungo periodo che permetta lo sviluppo di un settore in forte espansione secondo direttive rispettose dell'ambiente. Ma l'Unione Europea non vuole ostacolare la crescita del comparto. Tutt'altro.
La nascita dell'Alleanza europea per le batterie, gli ingenti investimenti stanziati, e l'attenzione alla transizione energetica sono tutti fattori con i quali l'Ue punta ad affermare il proprio mercato come il secondo al mondo nella produzione delle batterie. E se la Cina al momento realizza l'80% del totale delle celle, entro il 2025 il Vecchio Continente dovrebbe essere in grado di raggiungere l'autosufficienza.
La presenza di 15 fabbriche per la produzione di batterie in costruzione, le tante partnership avviate e l'attenzione delle Case sull'argomento (da Volkswagen con Northvolt a PSA con Total, tanto per fare due esempi) fanno pensare che non si tratti di una speranza priva di fondamento.