Nei giorni scorsi Honda ha annunciato l’ambizioso piano con il quale vuole arrivare alla fine del decennio con 30 nuovi modelli elettrici. La Casa nipponica non si è limitata a parlare di auto in arrivo, ma si è lanciata nella transizione ecologica stanziando fondi anche per lo sviluppo di software e piattaforme di nuova concezione.

A tal riguardo, ha parlato proprio della nuova Honda e:Architecture: una piattaforma dedicata esclusivamente a vetture a batteria che sarà software oriented, espressione che sta a indicare il fatto che sarà progettata tenendo conto delle necessità a livello di software almeno (se non di più) quanto quelle a livello di hardware.

Tutti la vogliono

Honda non è l’unica Casa ad aver intrapreso questa direzione. Tanti sono i costruttori che volendo evolversi in società di servizi, stanno lavorando per arrivare ad avere una gamma di modelli elettrici in cui la connettività e la guida autonoma giocano un ruolo primario.

Hyundai-Kia e Stellantis, ma anche Mercedes, BMW, Toyota o Volvo, giusto per fare qualche esempio, hanno annunciato iniziative simili. Lo stesso fa Volkswagen, che sta lavorando al progetto Trinity. Tesla, con il Full Self Driving e l’intelligenza artificiale del supercomputer Dojo, anche in questo campo gioca un ruolo da apripista.

I risultati di questo nuovo approccio progettuale si vedranno tra pochi anni. A partire dal 2025, infatti, con l’arrivo della prossima generazione di auto elettriche (che tra le altre cose punteranno su tecnologie quali le architetture a 800 Volt o le batterie allo stato solido) debutteranno sul mercato anche queste piattaforme di nuova concezione in cui tutto ruota intorno al software.

Il progetto Volkswagen Trinity potrebbe essere stato preso in giro da Herbert Diess

Come funziona

Ma cosa significa sviluppare una piattaforma “software-centrica”? Tutto parte da una considerazione generale: le auto stanno diventando oggetti sempre più tecnologici. Senza fare i nostalgici, se una volta di primaria importanza era lavorare sulla messa a punto di assetto, motore, erogazione, trasmissione, ora sempre più rilevanza assumono centraline, Adas, infotainment e altre tecnologie.

Le Case, fino a oggi, hanno aggiunto questa serie di servizi digitali “montando” sulle loro auto pacchetti a sé stanti, generalmente forniti da fornitori esterni. In generale, si può affermare che la parte hardware dell’auto sia rimasta centrale e che le componenti elettroniche siano state aggiunte in un secondo momento.

Con l’avvento dell’auto elettrica e i progressi tecnologici non sarà più così. Un’auto nascerà con una componente software integrata alla componente hardware. Le Case punteranno a sviluppare piattaforme con un approccio end-to-end in cui tutta la parte digitale e informatica è tenuta in considerazione fin dall’inizio, anzi, diventa il fulcro intorno a cui ruota il resto.

Thief using laptop to hack into car security software

L’importanza di un sistema end-to-end

Come spiegato da Herbert Diess, presidente del Consiglio di amministrazione del Gruppo Volkswagen "La realizzazione di una gamma di sole auto elettriche non è la sfida principale che le Case affronteranno in futuro. La vera rivoluzione sarà quella di rendere quelle auto autonome e connesse".

In effetti, in una piattaforma software-oriented, un sistema operativo centrale servirà da punto di collegamento tra numerose altre funzioni. Sarà lo scheletro per i dispositivi di assistenza alla guida, per la comunicazione della vettura con altri veicoli attraverso il cloud, per la trasmissione e l’analisi dei dati, per l’erogazione di servizi legati all’intrattenimento (streaming o shopping, ad esempio) o per la gestione e la pianificazione delle ricariche.

Tutto dovrà essere funzionante, affidabile e coordinato. Pensiamo già oggi che vantaggi offrono quelle vetture che, grazie a un sistema operativo evoluto, sono in grado di accettare aggiornamenti over-the-air. Si tratta di auto che non solo possono installare l’ultima versione del sistema di infotainment. Possono anche modificare i parametri di gestione delle sospensioni a controllo elettronico, la gestione delle batterie, l’erogazione della potenza. Invece di “invecchiare”, insomma, possono addirittura evolvere, migliorando efficienza e prestazioni o aggiungendo funzioni e servizi che non avevano al momento dell’acquisto.

Un software, tante mansioni

La società di consulenza McKinsey, in uno studio dedicato proprio alle software-platform delle auto del futuro, ha individuato due macro-aree in cui il software svolgerà un ruolo fondamentale: l’auto e il cloud.

Per quanto riguarda l’auto, l’elettronica gestirà l’infotainment, l’assetto, la telematica e l’assistenza alla guida. Per quanto riguarda il cloud, il software sarà utile nei sistemi di navigazione satellitare, nella gestione delle flotte, nell’erogazione di servizi da parte delle Case e da parte di altre aziende.

La forza della semplicità

È comprensibile che riuscire a coordinare tutto questo con un codice informatico scritto in origine già tenendo conto di ogni aspetto offra una serie di vantaggi. Il principale è quello legato alla minor complessità.

Potrebbe sembrare un paradosso, ma progettare un software completo renderà tutto più semplice. Oggi le Case sono alle prese con sistemi estremamente complessi perché utilizzano ancora un approccio in cui ogni componente è fornita dall’esterno e deve essere aggiunta a una base preesistente. In una piattaforma software-oriented si eviteranno ridondanze, doppioni ed eccessiva abbondanza di centraline e sistemi di controllo in generale con benefici anche sui tempi e i costi di sviluppo.

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Un’opportunità per le tech company

Questo nuovo approccio alla progettazione delle auto rappresenta una ghiottissima opportunità per le aziende che già lavorano nel campo dell’informatica e dell’elettronica di consumo. Se le auto sono ormai oggetti in cui hardware e software all’incirca si equivalgono a livello di importanza (ma in futuro l’hardware cederà sicuramente lo scettro), nuovi player possono affacciarsi al mondo della mobilità.

Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. Xiaomi, Huawei, Baidu, ma anche Foxconn o, guardando verso gli Stati Uniti, Apple, che da un paio d’anni ha rispolverato il Project Titan e si appresta a presentare la sua auto elettrica. Oliver Zipse, ceo di BMW, a fine 2021 ha affermato di non essere preoccupato della concorrenza di nuove aziende in arrivo nel settore automotive, forte di esperienza e competenze maturate in decenni di storia.

Apple Car interni

Non è detto che abbia torto. Alcune Case automobilistiche tradizionali continueranno la loro storia di successo, interpretando correttamente i tempi che cambiano. Ma non si può escludere che qualche startup nel campo delle quattro ruote possa avere successo cavalcando digitalizzazione e transizione ecologica e che tra qualche anno un nome che ora suona esotico non diventi un’alternativa credibili a chi le auto le fa da un secolo. Il fenomeno Tesla, in fondo, è sotto gli occhi di tutti.