Rivian ha esordito a Wall Street. Lo ha fatto con il botto, raccogliendo circa 12 miliardi di dollari e arrivando a una capitalizzazione di oltre 100 mld, che la rende la seconda Casa americana sotto questo indicatore.
Il costruttore, il cui titolo dopo il primo giorno di contrattazioni ha chiuso con un fragoroso +29,14%, si piazza dietro Tesla (1.060 mld di capitalizzazione), ma davanti a General Motors (86,05 mld), Ford (77,37 mld) e Lucid (65,96 mld).
L’arrivo in Borsa per Rivian è fondamentale per dare seguito alla politica espansionistica decisa dal ceo e founder RJ Scaringe, ragazzone di 38 anni che dal 2009 con una laurea in ingegneria al MIT che persegue il sogno di produrre e vendere auto elettriche con la sua società. E grazie anche al supporto di un certo Jeff Bezos, ci si aspetta moltissimo da lui e dalla Casa.
Una Ipo da record
La Ipo di Rivian, nella storia Usa seconda solo a quella di Alibaba nel settembre del 2014, potrebbe addirittura passare da 12 a 13,7 miliardi di dollari se venisse esercitata l’assegnazione di tutte le azioni. A prescindere da questa mossa, porta nelle casse della società una quantità enorme di soldi che saranno utilizzati per far crescere l’azienda.
“Il passaggio a società pubblica e la conseguente crescita del nostro capitale ci permetterà di sviluppare nuovi prodotti, di aumentare i volumi e di esordire in segmenti di mercato ancora inesplorati”, ha detto Scaringe.
Chi c'è dietro
La storia di Rivian inizia con un progetto poi naufragato di una sportiva a zero emissioni. Il successo della Casa arriva poi tre anni fa, quando Amazon decide di ordinare 100.000 furgoni elettrici per le consegne. Amazon crede nella tecnologia e investe 440 milioni di dollari, acquistando il 20% della società (una quota che, da ieri, vale 20 miliardi di dollari).
In Rivian ha creduto anche Ford, che ha investito circa 820 milioni di dollari e che detiene il 12% della società. Anche in questo caso, si può parlare di investimento redditizio, visto che il 12% di Rivian, oggi, vale circa 12 miliardi di dollari. Ma torniamo a cosa succederà d'ora in avanti.
Aspettando le piccole
L’idea di Scaringe è quella di affiancare ai due veicoli già presentati, il pick-up R1T e il SUV R1S, una serie di auto dalle dimensioni più contenute e dal prezzo più accessibile che puntano a fare breccia nel grande pubblico. Per questo motivo, si sa che la Casa ha già depositato una serie di nomi che indicheranno la prossima gamma di modelli.
Non solo. Proprio come ha fatto Tesla, anche Rivian ha intenzione di varcare i confini degli Stati Uniti. L’idea è quella di costruire una fabbrica in Europa, dove si sta già lavorando per la messa in moto di una struttura di vendita e assistenza, per aumentare i volumi e intensificare la presenza su mercati in cui l’auto elettrica sta facendo numeri da record.

Si guarda anche alla rete
Non ci sono solo nuove auto, nei piani di Rivian. Scaringe ha spiegato che tra gli obiettivi della Casa c'è anche quello di dare vita a una rete di ricarica propria. Si chiama Rivian Adventure Network e dovrebbe arrivare a contare circa 3.500 colonnine fast charge ad uso esclusivo dei clienti Rivian dislocate in 600 stazioni presenti in Usa e Canada (qualcuno ha pensato ai Supercharger?). A questa affiancherà una seconda rete di 10.000 colonnine di Livello 2 (a corrente alternata con potenza compresa tra 3 kW e 19 kW), sempre in Nord America.
In totale, per finanziare l'espansione del brand, Scaringe crede che siano necessari circa 16 miliardi di dollari. Di questi, i primi 8 saranno spesi entro il 2023, mentre gli altri devono essere ancora allocati e - in parte - trovati. Per quanto la IPO di ieri sia stata incredibilmente di successo, dunque, a leggere certe cifre si capisce anche che la strada per il brand è ancora ardua e che una crisi di liquidità non è del tutto da escludere. Si pensi ad esempio a cosa è successo a Tesla con l'avvio del progetto "Model 3".

GM "non ci sta"
Rivian tira dritto per la propria strada, insomma, e con la mossa di ieri sembra aver messo al sicuro una bella fetta del proprio futuro. Ma i commenti all’operazione da parte delle Case automobilistiche storiche non si sono fatti attendere.
Mary Barra, ceo di General Motors, non ha usato giri di parole: “La IPO di Rivian dimostra semplicemente quanto la nostra compagnia sia sottovalutata”. Elon Musk, molto critico nei confronti di Rivian a più riprese, invece, è rimasto stranamente in silenzio, forse concentrato sulla vendita del suo pacchetto azionario Tesla, avvenuta lo stesso giorno.
Invece, c’è chi è stato molto contento dell’arrivo di Rivian a Wall Street. La Casa, infatti, ha riservato il 7% delle azioni allocate sul mercato a coloro che hanno ordinato una R1T o una R1S. Tutti coloro che hanno pagato la caparra di 1.000 dollari richiesta per essere tra i primi a entrare in possesso dei veicoli in consegna in questi giorni, hanno potuto acquistare fino a 175 azioni a un prezzo agevolato di 78 dollari. Chi lo ha fatto, a fronte di una spesa di 13.650 dollari, si trova oggi in mano 17.628 dollari, con un guadagno netto di 3.978 dollari.