Dei chip non si può fare a meno. Un’auto moderna, ormai, può arrivare ad avere 35 o 40 centraline e fino a 1.500 chip. La crisi che ha sconvolto l’industria dei semiconduttori, di conseguenza, proprio di fronte all’impossibilità di rinunciare a una componente così importante, ha spinto le aziende a cercare soluzioni alternative. Tra queste, i chip in carburo di silicio.
La bella notizia, almeno per l’Europa, è che se per i chip tradizionali c’è una dipendenza quasi assoluta dall’Asia, per il carburo di silicio ci sono aziende strutturate anche nel Vecchio Continente. Tra queste, la SiCrystal, realtà con sede a Norimberga, in Germania, che opera nel settore dal 1997.
Una bella rivincita
Venticinque anni fa circa, Robert Eckstein fondò la SiCrystal pensando che i chip in carburo di silicio avrebbero potuto soppiantare quelli tradizionali (in silicio). La convinzione si basava sul fatto che la combinazione di silicio e carbonio è più efficiente dal punto di vista energetico, emette molto meno calore e ha anche dimensioni minori a parità di prestazioni. Però, i chip a carburo di silicio sono sempre stati anche più costosi e questo li ha resi prodotti molto di nicchia. Almeno fino a qualche tempo fa.
La prima a passare ai chip in carburo di silicio è stata Tesla, che li acquista dall'italo-francese STMicroelectronics. Elon Musk ha deciso di adottare questa tecnologia proprio per via delle migliori prestazioni che garantisce. E questa mossa, unita alla suddetta carenza di semiconduttori, ha portato a un forte aumento della domanda. General Motors, ad esempio, la ha scelti per sua nuova piattaforma Ultium per le auto elettriche e Toyota, che li usa per la berlina a idrogeno Mirai, sta valutando di adottarli anche su altri modelli.

La tecnologia fa la sua parte
Secondo la francese Yolle Developpement, le vendite di chip di carburo di silicio a livello globale arriveranno a toccare il miliardo di dollari e questa cifra è destinata a quadruplicare entro il 2026. La SiCrystal, dal canto proprio, ha già allocato tutta la produzione del 2021 e del 2022.
La domanda di questo tipo di chip sarà spinta anche da altri fattori, il principale dei quali è rappresentato dalla tecnologia. Con i progressi su guida autonoma, connettività e intelligenza artificiale le auto hanno bisogno di una capacità di calcolo sempre maggiore. E sta arrivando il punto in cui un prodotto più costoso, ma più performante, si rivela necessario.
È probabile quindi che nel prossimo futuro si assista all’adozione di entrambi i tipi di chip sulle auto. Con quelli in silicio destinati a funzioni più semplici (illuminazione e strumentazione, ad esempio) e quelli in carburo di silicio a gestire infotainment, sicurezza attiva e servizi digitali. Tutti aspetti che vedono l'auto elettrica in prima fila.