Akio Toyoda molla la guida di Toyota. Dopo 13 anni si fa da parte, andando a sedersi sulla poltrona del direttore del consiglio di amministrazione, e lascia il posto a Koji Sato, che diventa nuovo presidente e ceo a partire dal primo aprile 2023.
Sato, entrato in Toyota appena finita l’università, ultimamente ricopriva il ruolo di presidente di Lexus e di Gazoo Racing. A lui l’arduo compito, quindi, di guidare la Casa in questa delicata fase di transizione.
Ecco, appunto: la transizione. La vera domanda è: cosa succederà ora sul tema dell’elettrificazione e delle nuove forme di mobilità? Come cambieranno i piani di Toyota adesso che alla testa della Casa c’è una persona diversa? Partiamo dall’inizio e vediamo cos’è successo fino a oggi.
Fondamentale diversificare
Per capire come Toyota si stia muovendo nella lotta al cambiamento climatico, bisogna andare parecchio indietro nel tempo, agli Anni ’90, quando la Casa presentava la Toyota Prius: primo modello ibrido a raggiungere risultati commerciali ragguardevoli.
Da allora, il Costruttore ha sempre spinto su questo tipo di alimentazione, che oggi caratterizza praticamente tutta la gamma e che è stata costantemente affinata negli anni, fino ai giorni nostri. A dimostrazione dei progressi effettuati c’è l’ultima generazione della Prius, presentata proprio di recente (qui la prova su strada di Motor1.com)

La nuova Toyota Prius
Con la crescente necessità di rendere la mobilità sempre meno impattante sull’ambiente, Toyota ha però sviluppato altre tecnologie. L’idrogeno fuel cell, ad esempio, che con la Mirai mostra lo stato dell’arte di questo tipo di powertrain.
In generale, sotto la guida di Akio Toyoda, la Casa ha adottato una strategia “multialimentazione”. Convinta del fatto che lavorando su diverse tecnologie e applicando queste a diversi ambiti del settore dei trasporti si possano raggiungere risultati consistenti con uno sfruttamento efficiente delle risorse a disposizione.

Lo spaccato tecnico della Toyota Mirai
L’auto elettrica è necessaria
Con questo, la Casa non ha mai rinnegato la soluzione dell’auto puramente elettrica, che pure considera uno strumento necessario per la lotta alle emissioni. Anzi, per quanto Toyoda stesso si sia lasciato andare in passato a dichiarazioni abbastanza critiche sulla scelta di altre Case di puntare esclusivamente (o quasi) sulle auto a batteria per ridurre le emissioni, Toyota ha presentato di recente un ambizioso piano che la porterà (e, con essa, anche Lexus) a vendere 3,5 milioni di auto 100% elettriche entro il 2030.
Nel frattempo, appunto, continua la sperimentazione di altre tecnologie, con l’idrogeno che oltre che per alimentare powertrain a celle di combustibile è studiato anche come carburante in “normali” motori a combustione interna. Ma torniamo all’inizio. Ora che Akio Toyoda ha fatto un passo indietro (forse sarebbe meglio dire di lato), Koji Sato che direzione imprimerà all’azienda?
Probabile che non cambi nulla
Sato si trova di fronte a una sfida forse più grande di quella rappresentata dall’auto elettrica in sé e per sé. Dovrà infatti traghettare Toyota verso un futuro fatto di auto a zero emissioni, sì, ma anche di vetture autonome e superconnesse.
Non solo, dovrà rendere l’intera attività di Toyota carbon neutral. Il tutto mantenendo una posizione di leader di mercato per numero di auto vendute, difendendosi dagli attacchi di costruttori vecchi (tipo Volkswagen) e nuovi (BYD, o anche Tesla).

La gamma delle future Toyota BZ
Restando sul tema dell’auto elettrica, difficilmente rinnegherà quanto detto fino a oggi dalla Casa. Cercherà piuttosto di accelerare i tempi, dando forma alla nascente famiglia di veicoli a marchio bZ inaugurata dalla bZ4X e intensificando lo sviluppo degli altri modelli annunciati.
E infatti, proprio nelle ore successive al passo indietro di Toyoda, sono spuntate le prime indiscrezioni sullo sviluppo di una piattaforma dedicata esclusivamente ai veicoli elettrici. A lanciarle è stato Asahi Shimbum, giornale giapponese fra i più informati nel settore.
Secondo le voci, la nuova architettura sarà piatta come uno skateboard e pensata per facilitare il montaggio delle batterie, migliorare l’efficienza delle vetture e ridurre i costi di produzione.
Un problema, quello delle voci di spesa, non pienamente risolto dalla piattaforma e-TNGA, usata nel bZ4X e semplicemente adattata da quella per auto a combustione: la TNGA, senza “e”. Ma quando arriverà la prima auto elettrica basata sulla nuova architettura? Pare tra il 2027 e il 2028.

Toyota bZ4x vista da dentro
A parte questo, Toyota non rinnegherà nemmeno la convinzione che per arrivare alla neutralità carbonica si debba puntare anche su altre tecnologie. In fondo, questo approccio è stato confermato pochi giorni fa da Gill Pratt su un palcoscenico prestigioso come quello messo a disposizione dal World Economic Forum.
Il capo del Toyota Research Institute non ha certo parlato di futuro al mondo intero senza essere al corrente di quello che sarebbe successo di lì a poco. E senza avere l’accortezza di dire cose che saranno rinnegate dal boss entrante del gruppo. Ma del doman non v'è certezza.