L’auto a combustione interna ha superato da un pezzo il secolo di una rivoluzionaria e gloriosa vita. Ma non arriverà a due. Inventata nel 1886, infatti, potrebbe andare definitivamente in pensione entro una ventina d’anni al massimo. Questo, almeno, è quello che emerge da una serie di studi sul tema.
Alla base di questa considerazione c’è un dato di fatto: molti Paesi hanno già annunciato che bandiranno la vendita di vetture a motore termico ad orizzonti temporali relativamente brevi. E questi Paesi, con un totale di 30 milioni di auto vendute all’anno, rappresentano circa il 45% del mercato mondiale. L'Europa, con le norme più stringenti in tema di CO2, sarà leader di questo processo.
Dagli Stati alle metropoli
La Norvegia, che pure rappresenta una fetta molto piccola del mercato ma che ha chiuso il 2020 con risultati decisamente emblematici, dichiarerà la vendita di vetture ad alimentazione tradizionale bandita già dal 2025. La Gran Bretagna – secondo mercato del Vecchio Continente con 2,3 milioni di vetture all’anno – seguirà a ruota nel 2030, con Boris Johnson che ha deciso di accelerare sui tempi.
Giappone e California, rispettivamente 4,3 e 1,9 milioni di auto all’anno, seguiranno nel 2035, e per quella data toccherà a tanti altri, incluse forse la Cina, che è il più grande mercato al mondo con numeri ben oltre i 20 milioni di auto e che probabilmente adotterà una soluzione “intermedia”, e l’Italia (1,4 milioni), che sta prendendo in considerazione varie ipotesi. Infine, ci sono le grandi metropoli come Parigi, Milano, Londra o Tokyo che potrebbero anticipare i divieti rispetto ai relativi Stati.
Un circolo virtuoso
LMC Automotive, società britannica di previsioni e analisi di mercato, per bocca del suo analista Al Bedwell, afferma che dall’analisi degli ultimi dati di mercato si nota un’accelerazione verso l’elettrico: “Non avrei mai pensato che il 2030 sarebbe stata la data di fine delle auto ICE per l’Europa, ma ora penso che sia probabile”. Sicuramente, per quella data ci saranno solo o quasi auto dotate di una qualche forma di elettrificazione.
Lo riporta Automotive News Europe, che cita anche Peter Wells, professore dell’Università di Cardiff, che parla di un inaspettato cambio di mentalità nei Governi, che sono passati dall’affrontare l’introduzione delle auto elettriche come un fenomeno inevitabile a lanciarsi in una sorta di gara a chi riuscirà ad ottenere i risultati migliori.
E questo cambio di passo delle istituzioni si sta ripercuotendo sull’opinione pubblica, che sta iniziando a guardare con più curiosità e convinzione l’elettrico. In alcuni Stati si è più avanti che in altri, ma la tendenza è generalizzata. Lo conferma BloombergNEF, che in uno studio dello scorso novembre ha dedotto che anche senza incentivi per le BEV e senza gli imminenti divieti sui motori termici il mercato arriverebbe ad avere il 42% di auto elettriche nel 2030 e il 56% nel 2035.
Un sorpasso non impossibile
In questo scenario in cui le zero emissioni sembrano destinate ad assumere un ruolo di primissimo piano sul panorama mondiale, c’è chi vede all'orizzonte un sorpasso alle ibride non così lontano nel tempo.
Ne è convinta Bank of America, che prevede in prospettiva normative sempre più stringenti anche su HEV e PHEV che potrebbero spingere diversi costruttori a concentrare i propri sforzi sull'elettrico puro.
Cambio di rotta evidente
I fatti confermano le previsioni degli esperti. Ci sono Case che stanno velocemente ridefinendo le strategie di medio e lungo periodo, togliendo investimenti da motori e trasmissioni e indirizzandoli verso powertrain a zero emissioni.
Lo sta facendo PSA e lo sta facendo Volvo. Senza dimenticare gli sforzi del Gruppo Volkswagen e gli ambiziosi piani di Case come Mercedes e BMW, che stanno stanziando ingenti somme di denaro per convertire le proprie fabbriche alla produzione di auto a batteria. Ma tutti, dai costruttori di auto sportive come McLaren a quelli concentrati sulle auto di lusso come Bentley, considerano la via dell’elettrificazione come l’unica percorribile.
E a questo ritmo, già prima della fine del decennio il numero di elettriche in circolazione sarà tale da formare quella che da più parti viene chiamata “massa critica”: una quantità che, come nella fissione nucleare, è in grado di innescare una reazione a catena che cambierà il mondo dell’automobile per sempre.