Con l’avvento della mobilità elettrica l'industria dell'auto cinese sta trovando sempre più punti di contatto con l’Occidente. Se fino a qualche anno fa comprare in Europa un’auto made in China avrebbe rappresentato una scelta a dir poco insolita, oggi (su certi mercati soprattutto) sta cominciando a diventare sempre meno “esotico”. E il trend sembra muoversi in questa direzione.
L'avvicinamento tra i due blocchi dell'automotive si muove in ogni caso anche nella direttrice opposta. Le Case occidentali sono fortemente attratte dalle opportunità di un mercato in espansione come quello cinese, che dal canto suo si sta decisamente evolvendo e inizia a cercare standard più simili a quelli di Europa e Usa. Insomma, c’è un graduale livellamento che può favorire l’espansione da entrambe le parti. Ma quali sono i marchi cinesi da tenere d’occhio?
Chi arriva in Europa
Tra i costruttori elettrici più interessanti all'ombra della Grande Muraglia non si possono non citare BYD, Xpeng e NIO. Le prime due si sono già affacciate su alcuni mercati nordeuropei e la terza è in procinto di farlo. In tutti i casi, i modelli pensati per sbarcare nel Vecchio Continente sono quelli che puntano su qualità e tecnologia.
BYD, ad esempio, ha esordito con la Tang, un SUV a 7 posti con batteria Blade da 86,4 kWh che si rivolge soprattutto alle famiglie numerose. Xpeng, finita sotto i riflettori per la diatriba con Tesla sui dispositivi di guida autonoma, ha debuttato in Europa con la G3, un altro SUV dalle dimensioni un po’ più contenute ma che vuole rappresentare un’alternativa (più economica) a Volkswagen ID.4 e soci. NIO, il cui esordio è fissato entro la fine dell’anno, deve ancora definire la gamma con cui aggredirà i nostri mercati, anche se difficilmente potrà portare qui tecnologie proprietarie come il battery swap.
Il club dei veterani
Tra le cinesi da tenere d’occhio non si può non citare Geely. Il marchio proprietario di Volvo e Polestar, in realtà, in Europa vende le proprie auto già da anni, ma ora si appresta a mettersi in gioco con altre collaborazioni e altri brand.
Prima di tutto, potrebbe portare da noi la Zeekr 001, crossover premium appena presentato al Salone di Shanghai sotto un nuovo brand (la concept che lo anticipava era marchiata Lync & Co). E poi, dal 2022, parteciperà al 50% (l’altra metà resta a Daimler) a smart, Casa che proprio sotto Geely avvierà un progetto di espansione che passerà da nuovi modelli, a partire da un SUV compatto.
Discorso simile vale per SAIC, altro colosso cinese che ha acquistato il marchio britannico MG e che, proprio con questo, ha organizzato il ritorno sui mercati occidentali. Inizialmente con dei SUV elettrici, ma più avanti con modelli come la Cyberster, più vicini alla tradizione del brand.
C’è chi vende e chi investe
Se alcune Case si stanno affacciando in Europa per vendere, altre stanno investendo da noi per crescere. Il caso più eclatante è quello di FAW, che insieme a Silk EV ha avviato un progetto da un miliardo di euro nella Motor Valley per dare vita alla nuova famiglia di modelli Hongqi, coinvolgendo figure come Walter de Silva per il design e Dallara per i telai.
Il marchio ha appena esordito al Salone di Shanghai con la hypercar S9, prima di una serie di auto focalizzate su alte prestazioni e contenuti all’avanguardia, che in Emilia-Romagna saranno progettate e anche prodotte.
Una miriade di marchi
Se c’è un marchio che ha fatto conoscere le auto cinesi in Europa, e anche in Italia, quello è Great Wall, che qualche anno fa ha iniziato a vendere da noi un paio di SUV (a benzina) di grosse dimensioni. Il gruppo cinese, proprietario di numerosi marchi, è tornato alla carica con un altro brand, Haval, e un modello (la H2, di nuovo un SUV) che cerca spazio qui da noi puntando su un prezzo attraente e una qualità generale migliore rispetto al passato.
Great Wall, però, possiede anche marchi dedicati alla produzione di vetture elettriche. Tra questi spicca Ora, che da noi non è ancora arrivato ma che nelle intenzioni arriverà nei prossimi anni. C’è di più: Great Wall è data come partner più probabile di Xiaomi nella realizzazione della prima auto elettrica del colosso dell’elettronica. Potrebbe quindi esordire a zero emissioni nel Vecchio Continente insieme a un partner d’eccezione.
I colossi del digitale
A proposito di partnership. In tutto il mondo, e anche in Cina, sono sempre di più le big tech attratte dall’auto elettrica e dai servizi digitali ad essa connessi.
Oltre a Xiaomi, da tenere d’occhio ci sono Baidu, che dovrebbe esordire nel mondo delle quattro ruote insieme a Geely entro pochi anni grazie alla joint venture che ha portato alla nascita del brand Jidu, e Huawei, che non può ancora produrre auto in prima persona ma che si è data alle prove generali con la Arcfox Alpha S, vettura realizzata sotto il nuovo brand Arcfox che vede coinvolta BAIC, altro colosso cinese con sede a Pechino.
Ma poi ci sono anche Li Auto, nata sei anni fa dalla volontà di Meituan, colosso delle app per e-commerce, e ByteDance, la proprietaria di TikTok, e Byton, anch’essa del 2015, fondata dal gigante di internet Tencent, Foxconn (famosa per il proprio legame con Apple) e FAW. Attenti infine a Zhiji, nata nel dicembre 2020 da SAIC e Alibaba.
I frutti delle partnership
Come si sa, per produrre in Cina le Case straniere devono stringere accordi con costruttori locali e creare società e joint venture comuni. Unica eccezione in questo senso è rappresentata da Tesla, che ha lo status di Casa automobilistica cinese. Tutte la altre hanno quindi in piedi collaborazioni che, al momento, mirano soprattutto a permettere ai brand occidentali di vendere in Cina.
Ma in uno scenario in forte evoluzione, non si può escludere che alcuni modelli nati da brand pensati per la Cina non possano in futuro vedere la luce da noi. General Motors, SAIC e Wuling Motors, ad esempio, hanno dato vita ad una omonima joint venture che ha realizzato un’interessante supercompatta dal prezzo competitivo che già è venduta anche in Lituania come FreZe Nikrob.
Interessante sarà vedere cosa faranno la Dongfeng Motor Corporation, altra Casa cinese statale con sede a Wuhan che ha sotto di sé 13 sussidiarie che hanno stretto partnership con Honda, Renault-Nissan-Mitsubishi e PSA, o GAC, di proprietà del governo municipale di Guangzhou che collabora, tra gli altri, anche con Toyota, Isuzu e FCA.
Attenti alle "startup"
Questo quanto accade in linea generale. Ma il mercato cinese è in forte crescita e in continua evoluzione e le cose cambiano da un giorno all’altro. Ad esempio, fa impressione pensare che al Salone di Shanghai attualmente in corso ci siano ben 5 nuovi brand che espongono le loro auto elettriche per la prima volta.
Uno di essi è il già citato Arcfox, al quale si affiancano Lantu (che orbita intorno a Dongfeng), Fighting e Valli (entrambi riconducibili a SAIC-GM-Wuling), e Hengchi, portato al debutto dalla Evergrande. Quest’ultima, in particolare, passata agli onori della cronaca per essersi quotata in borsa a Hong Kong ed aver raggiunto una capitalizzazione di 87 miliardi di dollari (più di tanti colossi dell’auto) senza aver ancora venduto neanche un modello.